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FORZA MAGGIORE
(FORCE MAJEURE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 gennaio 1990
 
di Pierre Jolivet, con Patrick Bruel, Kristin Scott-Thomas, François Cluzet, Alan Bates (Francia, 1989)
 
Tre giovani, in un paese del sud-est asiatico, sono legati da una sincera amicizia: l'inizio di FORZA MAGGIORE ce li mostra al momento del distacco, quando due di loro, terminate le vacanze, ritornano in Europa. Due anni dopo, in Francia, un avvocato di Amnesty International compare improvvisamente al loro domicilio: l'amico rimasto in Asia è dal giorno della loro partenza imprigionato in quelle poco ospitali prigioni. È stato trovato in possesso di trecento grammi di haschich, in un paese nel quale un detentore di più di 250 grammi è passibile della pena di morte! I due ragazzi hanno cinque giorni per decidersi: partire per quella contrada, addossarsi la responsabilità di 50 grammi ciascuno, farsi due anni di prigione, ma salvare l'amico da un destino ancora più orribile.

FORZA MAGGIORE è una splendida opera- prima: perché, prima di ogni altra cosa, prende avvio da un soggetto vero, forte e originale. Un fatto di cronaca perfettamente credibile, un caso di coscienza inserito nel nostro tempo, una meccanica di finzione che si apre sulla possibilità di una sceneggiatura perfettamente articolata, su una progressione drammatica avvincente. Pierre Jolivet non si lascia sfuggire una sola di queste possibilità.

I due giovani sono due personalità opposte: studente universitario alla laurea, Philippe è un vincente ed un razionale. Al contrario, Daniel è il tipico, simpatico looser: disoccupato, con una famiglia a carico, e non molte illusioni. Su di loro, le nozioni di altruismo ed egoismo, eroismo o compromesso agiranno in modo dissimile: e Jolivet è abilissimo, lucido e sensibile al tempo stesso, a mettere in parallelo le reazioni, a ribaltare i significati non appena lo spettatore sembra essersi fatto una convinzione dei fatti.

Mescolando la tensione materiale delle ore che trascorrono a quella morale di una dialettica delle coscienze che agitano i personaggi, il film si costruisce mirabilmente, eternamente rimesso in gioco tra una realtà improrogabile e drammaticamente incalzante, ed una dimensione onirica, nella quale i personaggi, e forse anche gli spettatori, vorrebbero rifugiarsi.

Ogni ruolo, anche secondario (la madre di uno dei due, il padre del giovane imprigionato) ha una sua precisa collocazione: gli attori, perfettamente diretti, non possono che approfittarne.

Al tempo stesso atto politico ed analisi psicologica, FORZA MAGGIORE è il film d'esordio che molti registi hanno sognato di fare.


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